Le Mestruazioni a Sud del Mondo

Vi invito a porvi una domanda:

Usereste paglia, carta e stracci al posto degli assorbenti?

Qualche giorno fa un articolo trovato su www.theguardian.com intitolato "Non sappiamo abbastanza a proposito delle mestruazioni e le ragazze ne stanno pagando il prezzo" ha catturato la mia attenzione.

Si parlava di come viene vissuto il periodo mestruale dalle donne che si trovano in condizioni di estrema povertà in Paesi come il Kenya, esordendo in modo decisamente tragico con una frase: 

"Le ragazze stanno letteralmente vendendo i propri corpi per potersi permettere l'acquisto degli assorbenti. Dal nostro studio in Kenya è emerso che 1 ragazza quindicenne su 10 ha avuto rapporti sessuali in cambio di denaro da spendere per sostenere la spesa degli assorbenti. Non avendo né soldi né potere, questa è la loro unica opzione."

Una donna segregata durante le mestruazioni in Nepal
una donna segregata durante le mestruazioni in Nepal (fonte: asianpressinstitute.org)

Le problematiche che le donne in età fertile devono affrontare durante le mestruazioni sono perlopiù causate dalla mancanza di conoscenza a riguardo ed in modo particolare ai tabù che vi ruotano attorno; la stragrande maggioranza di esse ignora infatti cosa siano fino all'arrivo del menarca.

I pregiudizi riguardo questo tema cambiano a seconda del luogo: per alcune culture non è permesso mangiare determinati cibi durante quei giorni, per altre ancora (come ad esempio in alcuni villaggi del Nepal) alle donne non è permesso partecipare alla vita familiare e sociale e vengono costrette all'emarginazione trascorrendo tutto il periodo mestruale in rifugi adibiti al bestiame per evitare di contaminare le altre persone con la loro "impurezza" (maggiori informazioni qui LINK).

La donna è dunque esclusa dalla vita sociale poiché, se da una parte il costo degli assorbenti risulta esorbitante, dall'altra la società ignora i suoi bisogni, attribuendole la colpa di avere le mestruazioni. L'articolo del Guardian prosegue dunque con la testimonianza di una ragazza etiope: 

"Mentre avevo le mestruazioni, mio padre mi ha vista intenta a lavare le mie mutande... Mi ha chiesto cosa fosse ed io non gli ho risposto. Mi ha intimato di rispondergli ed ha preso un ramoscello per picchiarmi. Ho lasciato tutto e sono corsa da mia madre. Lei gli ha detto di non picchiarmi e di non spaventarmi perché è normale che ad una ragazza succedano queste cose. Mio padre ha risposto 'La mando a scuola per imparare e invece lei se ne va nella foresta con qualcuno [per farci del sesso] e poi se ne torna a casa'. Mia madre ha provato a spiegargli ma lui non le ha creduto. Ha detto che le mestruazioni vengono soltanto dopo aver fatto sesso con un uomo e che io non sono pronta. Dopo mi ha picchiata e mi ha chiesto di dirgli con chi ero stata."

Per le motivazioni suddette, gli abbandoni scolastici sono all'ordine del giorno. I bagni delle scuole sono spesso inadeguati, privi d'acqua corrente e senza chiusure per le porte.

Nell'Africa Sub-Sahariana gli insegnanti chiedono agli studenti di alzarsi in piedi quando viene posta loro una domanda e le ragazze spesso parlano dello stato d'ansia nel quale questa situazione le getta quando hanno le mestruazioni poiché potrebbero far notare le macchie sui loro vestiti, impedendo loro di concentrarsi sulla lezione. 

Uno studio del 2013 condotto in Kenya ha fatto emergere che le ragazze usano al posto degli assorbenti ciò che hanno a portata di mano: vecchi vestiti, coperte e, talvolta, erba o foglie...

Fortunatamente esiste chi di fronte a ciò non è rimasto indifferente: diverse associazioni hanno mosso degli importanti passi verso queste donne, diffondendo informazioni attraverso specifici corsi e fornendo dispositivi riutilizzabili per l'igiene mestruale.

Esistono aziende come la Rubycup che produce e vende coppette mestruali secondo la politica "Buy one, give one" ovvero per ogni coppetta acquistata, una viene donata ad una ragazza del Kenya al fine di limitare gli abbandoni scolastici.
Vediamo un po' più nel dettaglio i progetti di alcune di queste associazioni.



LUNETHICA

Le volontarie dell'associazione Lunethica in India
fonte: ecofemme.org

Si occupa di diffondere il verbo del benessere femminile e dell'igiene mestruale sul territorio nazionale ed internazionale attraverso progetti di volontariato rivolti alle persone in condizioni di estrema povertà. Si occupa delle donne senzatetto della zona torinese ed ha curato un progetto in Nepal insieme ad Apeiron (divulgato anche sul sito coppetta-mestruale.it) per consentire alle donne bisognose l'accesso ai dispositivi igienici, divulgando informazioni in merito ed avviando un corso di educazione alla salute sessuale.
Per ulteriori informazioni potete visitare il sito www.lunethica.org.

 

METE ASSOCIAZIONE

Campagna di raccolta fondi per il Burkina Faso di Mete Associazione
fonte: siciliaedonna.it

Svolge numerose campagne di sensibilizzazione e volontariato che interessano diversi ambiti tematici. Riguardo il caso qui in oggetto, ha avviato la campagna "Ho le Mestruazioni, non è una vergogna" con l'ausilio di Menstrualcup.co che promuove la donazione di coppette inutilizzate o poco utilizzate ma tenute in buone condizioni (poco importa se non hanno più il gambo) alle donne del Burkina Faso.
Per ulteriori informazioni potete visitare il sito www.meteassociazione.it.

Mi rivolgo ora di nuovo a voi, a tutte coloro che vivono la frustrazione di non riuscire ad invogliare amiche, sorelle, colleghe ecc. a provare la coppetta: se ne avete comprato una non adatta a voi che al momento giace nel dimenticatoio ed avete voglia di fare del bene, rivolgetevi verso chi sarà certamente più propenso ad apprezzare il vostro interessamento; scrivete ad Alessandra una EMAIL, vi darà tutte le informazioni del caso o, alternativamente, potete fare una donazione ad una delle onlus citate e dare il vostro preziosissimo contributo.

"Non appena le ragazze iniziano ad usare la coppetta sono così positive e grate di non dover più affrontare, ogni mese, la preoccupazione di procurarsi un nuovo set di assorbenti." 
Camilla Wirseen - fondatrice della campagna lanciata su thecup.org

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